venerdì 25 novembre 2011

A volte, ritornano. Altre, no.

Il due settembre a mio suocero è stato diagnosticato un tumore al polmone, metastatizzato. In pochissimo tempo, nella nostra totale impotenza, abbiamo visto il nostro caro deperire fino a diventare quasi uno scheletro. A metà di questo mese, è deceduto. Non provo nemmeno a descrivervi il profondo dolore che ha colpito mio marito, me e tutta la nostra famiglia, ma non è questo il punto. Il punto è che quando una persona cara si ammala gravemente, specie in questo tipo di patologie, l’afflizione colpisce l’intera famiglia.
Il tumore è una malattia familiare.
In una reazione a catena, anche i miei figli ne hanno risentito, essendo io costretta spesso al letto di mio suocero, per riuscire a dare sollievo a mio marito, impegnato con suo padre quasi ventiquattrore al giorno.
Circa un mese fa, mia madre ha riportato una frattura all’omero in seguito ad una caduta, e gli impegni a cui la mia famiglia è stata sottoposta si sono raddoppiati nell’arco di un istante.
Ho temuto che lo stato di sconforto in cui ero piombata avrebbe allungato le proprie spire, spingendosi in profondo dentro di me. Ho avuto il terrore di mettere nero su bianco le mie emozioni, fosse anche nel proseguire Una sera, per la paura che il vuoto che sentivo dentro potesse venir fuori e contagiare tutto il resto. In circostanze come queste ho imparato, purtroppo molto presto nella mia vita, ad anestetizzare il cuore per andare avanti. E’ come se mi fossi lasciata soggiogare dal “Turn it off” di Klaus. Ogni energia l’ho riservata a questo momento così difficile per la mia famiglia, so che mi capite. Se vi può consolare, tutte le mie attività si sono azzerate per due mesi e mezzo, e la scrittura è stata la rinuncia più dura che mi sono imposta.
Voglio ringraziare tutti voi per la pazienza che avete dimostrato.
La maggior parte ha compreso che mai vi avrei sottoposto ad un’attesa così lunga se non fossi stata davvero impossibilitata ad aggiornare e a voi vanno i ringraziamenti più sentiti per il rispetto che mi avete mostrato con il vostro silenzio.
Alle amiche che mi hanno scritto, telefonato, sostenuto e cercato di distrarre vorrei saper descrivere in maniera appropriata il beneficio che ne ho tratto. Temo sempre di dimenticare qualcuno, quindi non faccio nomi, ma so che state leggendo questo post e vorrei che sentiste il mio abbraccio su di voi. Grazie :*
A Camilla non so cosa dire. Nonostante le sue preoccupazioni personali, ha trovato sempre il tempo per due inutili e, contemporaneamente, fondamentali chiacchiere per lasciarmi sfogare e riportare lo stress a livelli accettabili. Sei un’amica davvero :****
Ho, tanto per cambiare, ciarlato fin troppo, ma sopportatemi per qualche altro rigo.
  1. Non fate affidamento sulle due settimane circa che avevo come frequenza di aggiornamento in passato: non so se riuscirò a rispettare più questi tempi. Posterò quando potrò, ma soprattutto pubblicherò solo quello che riterrò all’altezza della storia che ho scritto fino ad ora. Lo devo a me stessa prima che a voi
  2. Una sera, per caso avrà una conclusione e sarà pubblicata su EFP e sul forum di Twilighters Italia. Se anche mi dicessero, oggi, che questa storia dovesse essere pubblicata nell’editoria domani (lol), la concluderei e pubblicherei ugualmente sulle piattaforme che ne hanno visto i natali. Questo lo devo a voi, prima che a me.
  3. Non manca molto alla fine (lo sento, il coro dei “meno male!” -.-‘). La trama in origine prevedeva un piccolo excursus che ho deciso di eliminare per non distogliere l’attenzione dal filo portante della storia. Non so quantizzarvi i capitoli che restano (recentemente sono ancora più logorroica del solito, meh), ma sono sei o sette. Di sicuro, meno di dieci. Ci saranno degli extra.
Ora ho davvero detto tutto.
Alla prossima XD