Quando ero studentessa alle medie, avevo un
professore di matematica simpaticissimo. Le sue lezioni non stancavano mai,
perché era bravo: sapeva come rendere la materia che insegnava attraente a venticinque
alunni che non erano più bambini, ma non erano nemmeno adolescenti. Tuttavia
matematica era sempre matematica e io mi distraevo facilmente. Una volta mi
beccò mentre con una compagna ci scambiavamo messaggi sui diari: interruppe la
lezione, mi si avvicinò, prese un post-it e mi chiese un autografo.
Momento di silenzio.
Un autografo a me? Era chiaramente una
beffa, ma lui lo disse con serietà. Mi fece firmare quel foglietto e lo
conservò nella sua giacca. Io, che ero diventata di tutti i colori
dell’Universo, non sapevo più dove nascondermi ma poi, prima di riprendere la
lezione, lui disse una frase (che mi pare sia attribuita o comunque collegata a
Socrate): “Le cose belle sono difficili,
le cose difficili sono belle”.
Nel corso degli anni l’ho sentita in altre
occasioni, ma quella prima volta mi è rimasta impressa. Senza puntare sulla
mortificazione per la mia distrazione, quel professore aveva attirato
l’attenzione sul fatto che non seguissi la lezione e che, forse, lo facevo
perché la trovavo difficile. Probabilmente la trovavo solo noiosa, ma lui aveva
colpito un nervo scoperto. Mi aveva sfidata, ma nello stesso tempo mi aveva
dato una possibilità di mettere alla prova me stessa, di dimostrare che, a fare
qualcosa bene, ci si riusciva con l’impegno e la volontà.
Nella mia vita ho adorato la letteratura,
avuto una grossa inclinazione alle materie artistiche, ma ho seguito una
formazione prettamente scientifica. Non credo sia dipeso da quell’episodio, ma
a distanza di anni e anni, io quella lezione non l’ho mai dimenticata.
Perché vi ho fatto fare questo viaggio nel
tempo? Adesso ci arrivo.
Nei post “Il punto della situazione #1 e
#2” ci sono le motivazioni che mi hanno spinta a ritirare la ff e revisionarla,
per cui non mi dilungherò a riguardo.
Quello che voglio dirvi è questo: prendere
la storia, modificare un paio di cose e pubblicarla era allettante, ma non
sarebbe mai stato nelle mie corde. Se avessi saputo al tempo cosa avrebbe
realmente comportato riscriverla (perché è capitato questo, e ve ne parlerò a
tempo debito), è probabile che ci avrei pensato molto, ma molto meglio. Ma le
cose belle non sono mai semplici e “Manuale della perfetta adultera” è stata una
riscrittura complicata, impegnativa, a tratti logorante. Ma è stata
un’esperienza stupenda. Se non avessi avuto il sostegno di persone
straordinarie, in primis la Prof, sono certa che sarei ancora al capitolo
quattro. Quindi, punto primo: le cose
belle sono difficili.
Adesso veniamo al dunque.
La riscrittura si è conclusa, brava. E ora?
Che ne facciamo di queste 350 pagine?
Dissi in uno dei post che ho citato sopra
che a revisione completa avrei deciso il destino del libro. Questo romanzo
vedrà la pubblicazione in ebook e (se riesco) anche in cartaceo.
Quando?
Dipende da diversi fattori. Il primo è la
modalità di pubblicazione. Io credo nell’editoria tradizionale e ho una sana
allergia per quella a pagamento (a questo proposito mi viene sempre in mente la
risposta negativa per eccellenza: “Mai, nemmeno se mi paghi”. Se devo pagare
per pubblicare, c’è qualcosa che non torna e la matematica, diceva sempre quel
professore tanto simpatico, è un’opinione solo nell’infinitamente grande e
nell’infinitamente piccolo). Cosa significa questo? Dobbiamo aspettare che una
casa editrice accetti di pubblicarti?
Per l’amor di Dio!
Credere nell’editoria tradizionale, per
quanto mi riguarda, significa credere nell’importanza di certe figure: il
correttore di bozze, l’editor, i grafici, gli esperti di promozione e marketing,
i librai e i venditori in genere. Nello stesso tempo, però, significa anche non
poter ignorare la crisi profonda che l’ha colpita e quindi l’editor si trova a
fare il correttore di bozze per pochi spiccioli; i librai chiudono perché molti
non riescono a stare al passo con il fenomeno in crescita esponenziale degli
ebook; il marketing e la promozione vengono fatti esclusivamente sull’onda del
prodotto che “tira” al momento, spesso a discapito di piccoli capolavori che
resteranno sempre nell’ombra solo perché non hanno visto la luce nel momento
storico più favorevole; i grafici sfornano copertine “stampino” e sembra che i
libri siano un po’ tutti uguali (forse, alcuni lo sono pure). Non è sempre
così, mi dicono, ma purtroppo non è raro.
Lo sconforto in cui cadono molti scrittori
esordienti porta alcuni di essi a cercare scappatoie (vedi l’EAP) o a lanciarsi
nel self-publishing ritenendolo l’unico
mezzo fattibile per potersi vedere finalmente pubblicati.
Io non credo che il self-publishing sia una via più semplice rispetto all’editoria
tradizionale. Semmai è il contrario. Occuparsi in modo indipendente di tutti
gli aspetti di una pubblicazione non solo è impegnativo, ma toglie anche molto
tempo alla scrittura, specie per persone che fanno altro (e in Italia penso che
si contino sulle dita delle mani gli scrittori che non affiancano a questa,
anche un’altra professione).
Io vedo l’autopubblicazione come una sfida
e come una possibilità.
E come per tutte le possibilità che si
hanno a disposizione, affinché si riesca a trarne il maggior beneficio da esse,
è necessario dedicarsi con impegno e rigore. Capirete bene che questo, per una
come me, significa mesi di lavoro aggiuntivo a quelli della scrittura.
Quindi, punto secondo: le cose difficili sono belle.
Poiché temo di non voler concludere con un
solo libro la mia avventura nel mondo della parola scritta, e con il passare
del tempo di certo non ringiovanisco, mi sono data una scadenza che ritengo
fattibile per la pubblicazione: la fine di quest’anno.
Salvo imprevisti. In parallelo allo studio
minuzioso dell’autopubblicazione, seguirò anche la strada tradizionale. Magari non
porterà a nulla, magari sarà un no dritto sul muso, magari sarà solo silenzio,
ma se non lo faccio sarà un fallimento in partenza, perché avrei io rinunciato
e questo è un atteggiamento che non mi apparterrà mai.
Data approssimativa per la pubblicazione: dicembre.
Credo che il tuo professore di matematica fosse/è una persona di un'intelligenza spiccata.
RispondiEliminaE' bastato un semplice gesto per cambiare tutto.
Ce ne fossero di insegnanti così...ce ne fossero...in fondo basta così poco.
Manuale della Perfetta Adultera???
Ecco, sto per fare una brutta figura...
Sarà questo il nuovo titolo di "Una sera per caso" o mi sono persa qualcosa per strada??
Non posso neppure lontanamente immaginare la fatica e lo stress che tu abbia sopportato per poter avere, finalmente, il tuo sogno tra le dita.
A questo punto vorrei che dicembre fosse molto più vicino, ma non preoccuparti, qualunque sia la data, io ti aspetterò.
Ciao!
EliminaIn effetti, nel tempo molti ricordi si perdono ma quello del professore di matematica è rimasto un marchio a fuoco. E credo davvero che ci siano alcuni episodi che possono cambiare il corso delle cose.
Manuale della Perfetta Adultera è il titolo con cui verrà pubblicato il romanzo! Ne ho parlato qui https://www.facebook.com/ellamendif?ref_type=bookmark , una pagina autore su facebook che ho creato per mantenere in costante aggiornamento la prossima pubblicazione!
C'è voluto molto impegno, questo è vero, ma mi ha dato una grossa soddisfazione questa lunga rielaborazione!
Un abbraccio XD
Finalmente la notizia che aspettavo da tempo. Ho riso pianto e sofferto con Una sera per caso e non vedo l'ora di poter fare lo stesso con Manuale della perfetta adultera. Ti faccio un grande in bocca al lupo e nel frattempo, aspettando la fine dell'anno, mi terrò aggiornata sulla tua pagina Fb.
RispondiEliminaA presto
Che piacere ritrovare una delle lettrici storiche!
EliminaIn pagina troverai tante notizie interessanti e divertenti su questi mesi di revisione e su quelli futuri, in attesa della pubblicazione.
Un abbraccio e crepi il lupo XD