Ho atteso diversi giorni prima di
decidermi a lasciare una recensione a questo libro. Alla fine della lettura ero
troppo così per farlo.
Virginia de Winter non si
smentisce anche in questo secondo/primo libro della saga di Black Friars (l’autrice,
dopo l’uscita del terzo libro – L’Ordine della Penna –, ha confermato che ce ne
sarà anche un quarto).
L’Ordine della Chiave è la storia
di Eloise ed Axel. Avendo già letto il primo/secondo della serie (L’Ordine
della Spada, il primo volume in uscita per ordine di pubblicazione, ma il
secondo in linea temporale con la storia), sapevo come sarebbe finito questo
qui, ma non sapevo “perché”.
Cercherò di non spoilerare
troppo. Axel ed Eloise sono giovani, innamorati, passionali. Forze troppo
potenti si frapporranno nel loro idillio. La trama pare quasi banale. Per me
che già sapevo cosa sarebbe accaduto nel “futuro” è stato un continuo “Ah, ecco
perché succedeva questo”. La cosa che mi ha lasciato sinceramente colpita e
ammirata è stata l’abilità dell’autrice di incastrare gli eventi con una
perizia degna di un esperto chirurgo. Se L’Ordine della Spada vi ha lasciato
con parecchi dubbi da fugare, non potete non leggere L’Ordine della Chiave: è
necessario, oltre ad essere un vero e proprio piacere.
In questo libro, la de Winter “aggiusta
il tiro”. I periodi appaiono meno pesanti, lo stile più leggero e scorrevole,
senza che ne sacrifichi la ricercatezza. Lungi dall’intento di rendere auliche
e pompose le descrizioni, si capisce subito che questa scrittrice ama la parola
scritta. Ama giocarci, farla volteggiare sulla punta delle dita per un po’
prima di concretizzarla nella scelta di un termine piuttosto che un altro.
Se chi legge lo fa pensando “vabbè,
ma quando si arriva al sodo?”, chiudete il libro, questa storia non fa per voi.
Se, di contro, leggete lasciandovi prendere per mano dall’autrice e
accompagnare tra i corridoi del Collegio di Aldenor, o in uno dei vicoli bui e
maleodoranti del Canale dei Fraticelli, abbandonandovi con fiducia,
permettendole di stuzzicare la vostra curiosità ed il vostro acume al suono
della sua voce, non potrete restare indifferenti a questo meraviglioso
percorso. Ripeto: sapevo dove la storia de L’Ordine della Chiave sarebbe andata
a parare, eppure questo non mi ha impedito nemmeno per un istante di apprezzarne
la trama, sì, ma soprattutto il capolavoro strutturale e l’opera di
presentazione e caratterizzazione dei personaggi. Stephen Eldrige resta una
delle perle di questo libro a mio parere, oltre ad Axel, sviscerato nel suo
percorso di “defanciullizzazione”. Persino Belladore, l’antagonista, è
descritta e trattata con pennellate delicate e sfuggenti, ma dai colori forti e
dai forti contrasti, che la rendono una figura indimenticabile.
Mi sono imposta di non celebrare
estaticamente questa ulteriore prova di talento di Virginia de Winter,
sforzandomi di restare nel campo dell’obiettività. Potrei aver felicemente
fallito. Ormai, mi capita sempre meno spesso di trovare dei libri magici, di
quelli che ti fanno compagnia anche da uno scaffale della libreria, mentre
passi, lo scorgi e rammenti con nostalgia del tempo trascorso insieme.
Il mio consiglio è di acquistare
il cartaceo. L’esperienza di traslazione dalla realtà diviene palpabile mentre
si sfogliano le pagine e l’odore della carta stuzzica l’olfatto, mentre si
legge di candele che bruciano lentamente e diffondono caldi bagliori in una
stanza.
Naturalmente, non sto nella pelle al pensiero di finire la rilettura de L'Ordine della Spada, per poi dedicarmi a L'Ordine della Penna.
Libro per tutti, estasi per gli
intenditori.
Consigliatissimo.