“Black Friars – L’ordine della
Spada” e il suo prequel “L’ordine della Chiave” sono nella mia libreria da
molti mesi, in alto, dove nessuno li può raggiungere, ma dove posso vederli
bene e mi hanno fatto compagnia per moltissimo tempo semplicemente stando lì, a
guardarmi dal loro posto d’onore. Com’è possibile? Come molti lettori di EFP
ero a conoscenza della fama di Savannah, ma il fandom di appartenenza non mi
era familiare, dunque non avevo mai letto nulla di suo. Eppure ne sentivo, di
lodi notevoli nei suoi riguardi da parte di autrici da me molto molto
apprezzate. Quando ho letto per curiosità qualcosa da lei scritto sono bastate
pochissime righe per farmi capire con chi avevo a che fare: un talento come
pochi. Ricordo poco dello stralcio letto quella volta, ma ricordo la sensazione
di una descrizione in particolare: quell’attimo di trepidazione nel momento del
soffio delle candeline di una torta di compleanno. Una scena comunissima, nulla
di speciale. Ma le parole … il modo in cui l’autrice ha giocato con esse, creando
una descrizione assolutamente evocativa, mi hanno rapita all’istante.
Folgorata.
Ho letto, quindi, Original Sin.
L’ho divorato. Hermione e Draco, per me che non ho letto la Rowling (andrò
all’Inferno per questo?) saranno sempre quelli descritti da Savannah (no no,
andrò al rogo probabilmente) e da un’altra autrice maestra in questo pairing.
Ma sto divagando.
Sapevo, per farla breve, che
leggere Virginia de Winter sarebbe stato molto di più che sfogliare una decina
di paginette al giorno, quando e se hai tempo. Sapevo che sarei stata
risucchiata, che avrei dovuto dare del mio in quest’avventura. Non come quando
subisci un film o un libricino carino, ma senza troppe pretese. Ero certa che
la lettura mi avrebbe trascinata in un mondo sconosciuto, che avrei partecipato
della vita dei personaggi, delle loro emozioni e che ne sarei stata avvinta nel
modo più assoluto.
E’ stato assolutamente così.
Cinque giorni in cui questo libro
(Black Friars – L’ordine della Spada) mi ha accompagnata ovunque. Cinque giorni
in cui le ore della notte sono state pochissime, in una di queste non più di
due.
Ma andiamo per gradi.
La trama della storia è
assolutamente originale. Virginia de Winter ha creato un mondo fantastico, in
cui creature della notte coesistono con esseri umani, sullo scenario
affascinante e senza tempo di atmosfere gotiche, fatte di gargoyle che urlano
mute nella pietra e lastricati lucidi per l’umidità della notte. La maggior
parte della trama si svolge proprio di notte e considero una dote di pochissimi
autori essere capaci di mantenere le cupe atmosfere, il senso di claustrofobia
di un cimitero che pullula di creature soprannaturali, o l’ansia di trovare un
bagliore di luce alla fine di una galleria sotterranea, per la durata di quasi l’intero
libro. Ogni descrizione, particolareggiata nei dettagli, ricca, evocativa ha
reso alla perfezione l’idea dello spazio e del tempo, pur lasciando sospesa
l’idea di uno spazio e di un tempo reali.
Sarei stata infinitamente delusa,
nonché annoiata, da una particolareggiata “lista della spesa”. I riferimenti
storici sono accurati, ma appartengono ad un’altra storia: chi cerca di
collocare Black Friars in un’epoca storica reale si perderà metà della bellezza
del libro a cercare di star dietro a Nationes, Linee di Sangue, Ordini vari,
sforzandosi di ricordarli tutti e cozzando contro le proprie personali
conoscenze di un periodo più o meno vago del passato. Errore. L’ambientazione
descritta da Virginia de Winter ha tutto, credetemi. Basta leggere con fiducia,
aprirsi e donarsi.
Chi pensa di poter leggere Black
Friars con superficialità, sbaglia lettura. I colpi di scena, i batticuori,
anche le risate (questa scrittrice ha un’ironia sottile e una vena
tragico-comica deliziosa), nonché le lacrime, non mancano per tutto l’intero
libro. Ad una lettura disattenta e veloce, probabilmente alla ricerca di
particolari grezzi e di comprensione immediata (lui ama lei-lei ama
l’altro-l’altro ama se stesso)si può restare sicuramente spiazzati. Non
troverete mai nulla del genere in questa scrittrice. La de Winter stuzzica la
curiosità, attiva l’ingegno anche dei più pigri purché acuti e volenterosi,
lascia tanti indizi che troveranno sicuramente compimento in un disegno più
grande del semplice paragrafo o capitolo. La trama si sostiene perfettamente in
tutte le seicento e passa pagine e tutto ha una spiegazione. Che amarezza se
avesse sminuito l’acume dei suoi lettori ritenendo necessarie spiegazioni
sommarie che avrebbero solo rischiato di rovinare l’essenza stessa della
struttura narrativa!
Struttura narrativa che,
naturalmente, è solidissima. Ogni singolo personaggio ha una sua autonomia e
sue caratteristiche caratteriali peculiari. Ogni aspetto di una personalità
nelle mani di questa scrittrice assume uno spessore nuovo. Nulla è lasciato al
caso, nemmeno il profumo delle rose.
E così, con l’avanzare della
lettura si chiariscono le relazioni, le situazioni, le richieste come un
incastro perfetto di un puzzle. Solo una grande scrittrice può creare nel
lettore uno stato di ansia e trepidazione, tanto da spingerlo a domandarsi “e
adesso?”, così come a rispondersi “ne voglio ancora”.
E nasce per questo “Black Friars
– L’ordine della Chiave”, che mantengo gelosamente ancora nel suo posto
d’eccellenza, conscia che l’astinenza sarà durissima da sopportare, fino a
quando il sequel della storia vedrà la luce.
Sullo stile di Virginia non posso
che spendere poche, banalissime parole. Sempre ad una lettura superficiale
potrebbe apparire troppo “aulico”, quando non lo è per niente: le metafore sono
calzanti ed appropriate, mai ripetitive, ma ogni volta nuove ed originali.
Questa donna, quando scrive, è come se filasse un arazzo: in quattro righi puoi
vedere un intero, meraviglioso dipinto.
L’avvicendarsi delle situazioni
ha il chiaro scopo di solleticare la mente del lettore e di spingerlo a
proseguire nella scoperta degli eventi, tutti concatenati tra loro con mirabile
maestria.
Sono contentissima che una
scrittrice italiana così dotata abbia avuto lo spazio che merita tra le pagine
di un libro assolutamente coinvolgente, avvincente e affascinante al punto tale
che interrompere la lettura per attendere ai propri doveri diventava un dolore
quasi fisico.
E sono contenta di aver riservato
ai suoi libri uno spazio d’onore nella mia libreria e nel mio cuore.
Consigliatissimo a tutti. Ai più
giovani che si aspettano da un fantasy l’intrigo e il mistero, così come ai
meno giovani che possono sperimentare la qualità di un buon libro anche in un
genere poco battuto.